[03/09/21]

Se l’ufficio brevetti ammette la creatività dell’intelligenza artificiale

a cura di Cristina Bellomunno

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 3 settembre 2021

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Nel 1982 Ridley Scott dirige Blade Runner, film in cui si immagina che nella Los Angeles del futuro, e precisamente nel 2019, la Tyrrel Corporation abbia creato degli esseri simili agli umani, ma con capacità intellettuali e fisiche notevolmente superiori.

Accade che la realtà, e Luigi Pirandello non se ne sarebbe stupito, alla prova dei fatti abbia superato la fantasia. E così, prima del “futuro” immaginato in Blade Runner, e precisamente nel 2018, nella realtà il Dr. Ryan Abbott, professore di diritto all’Università del Surrey, deposita presso molti uffici (incluso l'EPO -European Patent Office-, l'Ufficio inglese, quello americano, quello cinese, quello australiano, quello canadese e altri) due domande di brevetto (al fine di ottenere un'esclusiva per venti anni) su due trovati generati, a suo dire, autonomamente dal software DABUS (acronimo di “Device for the Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience”), designando quindi come inventore (ossia come titolare dei diritti morali) l'IA che li aveva pensati.

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